DOMENICA DI PASQUA - La Madonna che scappa in piazza

Il rito, organizzato dalla Confraternita di S. Maria di Loreto (i lauretani) è molto famoso ed è chiamato Madonna che Scappa in Piazza o più semplicemente Madonna che Scappa. Non è una festa di origine spagnola ma, al contrario degli altri riti della Settimana Santa a Sulmona, che si sono sviluppati quasi contemporaneamente, le origini di questa manifestazione sono incerte.
La prima documentazione è data da una fotografia del 1861 conservata dalla Confraternita, ma le origini potrebbero essere più antiche, forse risalenti al '600, se non al periodo medievale.
In ogni caso, prima degli inizi del XIX secolo la manifestazione si svolgeva nella chiesa della Tomba.
I riti pasquali si concludevano a Sulmona, la mattina della Domenica, con la processione del Cristo risorto organizzata dai Trinitari, ma essi percorrevano soltanto la loro zona di competenza arrivando fino a Piazza XX Settembre.
A quel tempo, fra le Confraternite dei Trinitari e dei Lauretani esisteva una certa diffidenza, anche se adesso la questione si è appianata.
Intorno al 1800, i Lauretani decisero di inscenare la loro manifestazione sacra nella storica Piazza Garibaldi, una delle più grandi del centro Italia.
La processione del Risorto, organizzata dai Trinitari, cominciò a perdere la sua popolarità, inoltre appariva quasi ironico il fatto che i confratelli sfilassero nel centro di Sulmona con la loro statua, mentre contemporaneamente si svolgeva il rito della Madonna che Scappa; a volte capitava che le due processioni si incontrassero, così, alla fine, la processione del Cristo fu abolita.
La Madonna che Scappa è una rievocazione narrativa dell'incontro tra la Madre di Gesù e il Cristo risorto.
Nel giorno della Domenica di Pasqua, dopo la messa presieduta dal Vescovo, alle 11.00, dalla chiesa di S. Maria della Tomba parte la processione della Confraternita della Madonna di Loreto. All'inizio sfila lo stendardo verde della confraternita, poi tutti gli altri confratelli con i lampioncini e infine le statue del Cristo Risorto e dei Santi Giovanni e Pietro.
Arrivano in piazza Garibaldi, colma di gente (ormai l'evento di Sulmona è noto anche all'estero), una folla che lascia però un "corridoio" aperto per permettere il passaggio della Madonna durante la corsa dei portatori.
Lo stendardo prosegue fino alla fine della piazza, mentre il Cristo risorto si posiziona su un baldacchino allestito sotto l'arco centrale dell'Acquedotto Svevo, all'ingresso dell'ampia piazza.
Le statue dei due Apostoli proseguono invece a passo lento fino alla fine della piazza, dove si trova la chiesa di San Filippo e dove si trova la Madonna vestita a lutto.
Mentre la statua di S. Pietro si ferma, quella di S. Giovanni prosegue fino al portale della chiesa, annunziando alla Madonna l'avvenuta Resurrezione del Figlio ma, secondo la leggenda, Maria non crede a questa notizia. Gli annunci avvengono tramite un confratello che, bussando alla chiesa, deve anche rassicurare i confratelli incaricati di portare (e quindi far correre) la Madonna. Avvenuto il rifiuto della Madonna, S. Giovanni torna da S. Pietro affinché anche lui porti il lieto annuncio a Maria.
Secondo la tradizione sulmonese, S. Pietro è "na n'zegna fauzone", ossia un bugiardo (con evidente allusione ai tre rinnegamenti fatti dal santo durante il processo a Gesù) e quindi, all'annuncio di Pietro, risulta palese che la Madonna non creda e non si convinca della resurrezione del Figlio.
S. Giovanni ritenta di nuovo, questa volta con esiti positivi, cosicché la Madonna accetta di seguire i due Apostoli e il portone di San Filippo si apre tra gli applausi degli astanti.
La Madonna esce e, accompagnata dai due apostoli, con il passo dello "struscio" si avvia al centro della piazza, dove c'è il fontanone, una grande fontana realizzata dagli artisti del ferro battuto di Pescocostanzo. In questo frangente l'atmosfera della piazza si fa tesa: i due apostoli si fermano, mentre, da lontano, la Vergine riconosce il Figlio Risorto.
In un attimo, con un ingegnoso sistema di fili (conosciuto soltanto dalla confraternita e dalla famiglia d'Erasmo, che ha il privilegio di vestire la Madonna), il manto nero e il fazzoletto cadono, lasciando il posto ad uno splendido abito verde ricamato d'oro e ad una rosa rossa, mentre in aria si levano in volo 12 colombe.
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Alle 12.00 in punto, la Madonna inizia così la sua corsa, tra gli applausi della gente, le note della banda e lo sparo dei mortaretti. Arrivata davanti al Cristo i confratelli si abbracciano, arrivando spesso a non trattenere le lacrime per la commozione.
Se tutta la sequenza si svolge senza intralci (corsa, caduta del manto e fazzoletto, volo delle colombe), la tradizione prevede che l'anno sarà propizio, mentre se qualcosa non funziona come previsto, sempre facendo riferimento alla stessa tradizione popolare, vi saranno sventure o calamità naturali.
La preoccupazione diventa più grande se la statua della Madonna dovesse cadere durante la corsa o, ancor peggio, si rovinasse.
Dopo la corsa la Madonna è portata nella vicina chiesa di S. Chiara (oggi sconsacrata), per ricomporre il manto e i capelli se, durante la corsa, si fossero scompigliati, ma anche per sostituire parte dell'armatura che costituisce il baldacchino su cui poggia la statua.
All'incirca fino al 1809, quando la chiesa e il convento erano abitati dalle Clarisse, i confratelli portavano la Madonna in questa chiesa, cosicché le Clarisse (non potendo uscire dal monastero) potessero "salutarla", ma a seguito delle soppressioni napoleoniche il monastero fu abbandonato.
Dopo la ricomposizione delle vesti inizia la processione, a cui si uniscono anche i Trinitari che, a turno con i Lauretani, trasportano le statue.
La processione, accompagnata dalla banda, è aperta dallo stendardo della confraternita dei Lauretani, seguono poi i confratelli con i lampioncini, le statue degli Apostoli, il Cristo risorto e la Madonna seguita dai fedeli. La processione rientra in S. Maria della Tomba, dove le statue degli apostoli sono rimesse nella cappella, mentre quelle del Cristo e della Madonna resteranno esposte in chiesa fino alla Domenica successiva, quando saranno riposte nella Cappella della confraternita e celate agli occhi dei fedeli fino alla Pasqua successiva.
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Non sempre le celebrazioni della Madonna che Scappa hanno avuto uno svolgimento lineare e senza incidenti. Nel corso della storia dei festeggiamenti, si è verificata qualche caduta e alcuni imprevisti, ma la prima documentazione certa si ha alla prima metà del '900.
Nel 1914 e nel 1940, la statua cadde a causa di un portatore che inciampò, questo portò i sulmonesi a supporre che la caduta fosse un presagio delle successive due Guerre Mondiali.
Nel 1958, forse a causa di un problema tecnico al sistema dei fili, il manto non cadde e si dovette toglierlo "manualmente".
Nel 1980 e nel 1987, un portatore inciampò e la statua cadde, rovinandosi il volto (oggi è in gran parte una ricostruzione dell'originale.
Nel 1984 si creò un problema durante il rientro in chiesa.
Nel 2005, la rosa spuntò dal fazzoletto prima della corsa, una delle colombe non si mosse (volò solo dopo, a fine corsa), inoltre la Madonna stava per cadere a causa della pioggia (il rito viene onorato con qualsiasi tempo).
Nel 2009, a seguito delle scosse telluriche del terremoto dell'Aquila, la manifestazione si è svolta in forma abbreviata, causa inagibilità della Chiesa di San Filippo Neri; in questo frangente è stato eliminato il tradizionale cambio dell'intelaiatura della statua (prima effettuato nella Chiesa di Santa Chiara) e abbreviata buona parte del percorso della processione di Pasqua.
Inoltre, in segno di lutto per le 295 vittime del terremoto (di cui due della Valle Peligna), sono stati eliminati gli spari e l'Alleluia della banda che solitamente accompagnavano la corsa, avvenuta con dieci minuti di anticipo rispetto alla tradizione che vuole inizi a mezzogiorno in punto.
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IL CRISTO RISORTO - È una bella opera del '700 di scuola napoletana, la scultura è in legno, mentre il mantello è un velo ricamato in oro. È conservato nella chiesa di S. Maria della Tomba, nella cappella dei Lauretani ed è visibile solo dal giorno di Pasqua fino alla domenica successiva.
GLI APOSTOLI PIETRO E GIOVANNI - Sono conservati nella cappella dei Lauretani in S. Maria della Tomba e visibili solo il giorno di Pasqua. Seppur diverse nello stile, sono opera di artisti locali del '700; assieme al Cristo Risorto sono tutto ciò che rimane di un gruppo formato dagli altri Apostoli e dalle Pie Donne che un tempo animavano la domenica di Pasqua.
Giovanni, l'Apostolo prediletto cinto da un'aureola, è una scultura lignea di pregevole fattura: nella mano destra reca un simbolo del santo, ossia il calice con i serpenti (si narra che San Giovanni fu fatto avvelenare invano con veleno di serpenti).
Pietro, l'Apostolo considerato dai sulmonesi un po' bugiardo (avendo rinnegato tre volte Gesù) è raffigurato in una scultura lignea alquanto espressiva, nella sua mano ha le due chiavi del Regno dei Cieli. Al contrario di Giovanni, rappresentato giovane, San Pietro è raffigurato come un vecchio dai capelli grigi. Interessante è l'aureola costituita da 12 stelle che cinge il suo capo, un simbolo che solitamente viene attributo alla Madonna.
LA MADONNA DI LORETO (Madonna che Scappa) - Questa Madonna, una splendida statua vestita, forse del '700, ha un viso dolce, capelli veri con boccoli, sormontati da una bellissima corona in argento; sulla mano destra ha una rosa rossa.
L'abito della Madonna, molto complesso, è costituito da un drappo verde dal tono primaverile, simbolo di speranza, ricamato in oro.
La Madonna di Loreto, più conosciuta come "la Madonna che Scappa", è custodita nella Cappella della Confraternita e visibile con il manto nero dal Venerdì Santo e con il manto a festa dal giorno di Pasqua alla domenica successiva. La statua consta di due intelaiature: una leggera utilizzata per la corsa e una più pesante impiegata nella processione.
Questa statua, nel '700 era posta nella cappella del palazzo Ricciardelli, situato nella Piazza Garibaldi a Sulmona.
La statua della Madonna veniva data ai Lauretani, durante la Settimana Santa, per essere utilizzata nei riti religiosi. All'inizio del XIX secolo la statua passò direttamente alla Confraternita della Madonna di Loreto, mentre il palazzo Ricciardelli veniva acquisito dalla famiglia d'Erasmo ma, ancora oggi, il privilegio di vestire la Madonna di nero e il segreto dei fili e del volo delle colombe è conosciuto solo dai confratelli e dai membri della famiglia d'Erasmo.
La statua della Madonna viene vestita di nero il Martedì Santo ed esposta alla venerazione il Venerdì Santo; è portata a San Filippo il Sabato Santo e, la Domenica di Pasqua, durante la corsa, si spoglia dell'abito nero per scoprire quello a festa. La statua rimane esposta assieme a quella del Cristo Risorto fino alla Domenica successiva (Domenica in Albis).
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- Testo tratto da Wikipedia.
- Foto tratte dal web.